“Eu não sei nada de telhas acima, mas se o amigo se lembrar diga um Pai Nosso por mim que eu andei muito de mal com ele”. Disse-me estas antes de o levarem dali para fora aos empurrões. Não exactamente aos empurrões, mas com os movimentos precisos e indiferentes de profissionais de mudanças. Agora estás aqui a pedir Pais Nossos e agora vais para onde te queremos nós, alguém por nós ou o outro das rezas. E vais de rodinhas. De quando aqui entras passas a ser deitado, se sais de pé ou não, é coisa que não sabemos, fala lá com o outro se ele ainda lá estiver.
Eu tentava lembrar-me das palavras mas não conseguia passar do “assim na terra como no céu”, por isso disse-o muitas vezes como se fosse um mantra. “Assim na terra como no céu, assim na terra como no céu”. Eu também não sabia nada de telhas acima e suspeitava muito das palavras. Que doesto lhe haveria feito o pobre homem? Que resposta lhe haveria dado o outro? Eles que se entendessem que eu nem o Pai Nosso sei de cor. Pedir-me assim uma cunha de tanta responsabilidade era coisa irreflectida, “assim na terra...”. Devia-lhe ter pedido o mesmo, “diga-lhe um Pai Nosso por mim que eu nem sequer o conheço”, quem lá chegar primeiro que amanse a fera e trate do arranjinho, “há-de aparecer aí um amigo...”, era o que eu devia ter feito.
Afinal de contas, mais cedo ou mais tarde... e de rodinhas.
Nuno,
ResponderEliminarFoi um prazer conhecer-te aqui em Florenca. É bom ver que partilhamos o prazer da escrita. Muitos parabéns pelas narrativas. A única forma de resposta consiste noutro texto.
Guilherme
Chiaramente, il suo problema non esisteva. Come qualsiasi essere umano, lui sapeva cosa era una storia. Sapeva? Forse, sapeva è una forma verbale un può inesatta e forse faremo meglio invece in leggere sentiva.
L’ autore non riusciva a dare conto di dove mordeva questa rabbia verso le storie e racconti. Si, lui le sentiva, ma si può dire con verità che esistessero?
Lui s’era innamorato. Una volta. Ma basta una volta, non? Cosa ti pare? A me non pari assolutamente niente ma spesso mi domandavo dell’importanza d’essere innamorato. Un fatto strano per me, impiegare così ossessivamente parole del campo amore. Sembra che una volta uno ha amato davvero, le porte del suo cuore rimangano aperte. Da parte mia, è stato dopo A. Incredibile, è il fatto in cui parlare d’ amore ha fatto crescere i miei rapporti sociali, una volta che prima non riuscivo nemmeno a parlare d’ amore e neanche di sesso. Preferisco credere nella lealtà dei sentimenti che si provano a due oppure in gruppi di tre. Anche pensavo che comunque nessuno riuscirebbe a capire...A capire cosa o chi, è stata una questione che non ho mai affrontato. Ma appena uno ha amato e riesce a parlarne senza esitazione...ah! Appena un lo fa e sembra cadere tutta la vanità del mondo. Dire che È stato amore auf die erste Blick è un elisir tanto poderoso come afrodisiaco, un può come toccare il sedere o il seno alle donne. Sono più meno estremità d’ultimo ricorso che tranne per quei veri barbari, possono salvare tutta una notte.
Lui si domandava spesso cosa produceva nelle donne parlare d’amore. Io, in quanto mi tocca, ho sempre provato alcuna malizia con gli amori passati, forse perché ovviamente chiamati, dal Tempo, amori imperfetti. Forse sarà questo che le donne sentono un può come il profumo delle fiore, la possibilità di amori perfetti...Ma anche queste parole aprono possibilità stupende per un realista come io. Amori perfetti!? Plurale, non ci credo... Aprire una donna, non è diciamo aprire la scatola di Pandora, ma sicuramente diversi cuori ci sono, non?